SYDNEY - Un nuovo studio australiano mette in discussione la credenza comune secondo cui la pornografia presenta le donne come niente piu’ che oggetti sessuali. La ricerca, guidata dal professore Alan McKee dell’università del Queensland e pubblicata dalla rivista internazionale Journal of Sex Research, analizza 50 dei video pornografici più venduti in Australia, per esaminare se le persone vi sono mostrate come oggetti sessuali.
Comparando la maniera in cui sono rappresentati gli uomini e le donne, hanno annotato i diversi aspetti: chi dà inizio al rapporto sessuale, se i personaggi parlano di quello che vogliono durante il rapporto sessuale e da quale prospettiva, maschile o femminile, sono presentati i video. ”Siamo rimasti sorpresi da come le donne in questi video siano attive ed abbiano il controllo della situazione”, spiega McKee. ”Lo studio suggerisce che la pornografia, nella sua forma piu’ comune, in Australia non rappresenta le donne come oggetti, ma come agenti sessuali attivi”. E hanno concluso che nella maggioranza sono realistici e mostrano il cosiddetto ’sesso debole’ in posizione di potere.
”Sono risultati dichiara McKee che demoliscono lo stereotipo secondo cui i consumatori di porno come ”vecchi pervertiti con l’impermeabile”. Delle 320 persone interrogate che dicono di usare pornografia di tipo corrente, il 20% sono donne giovani, il 33% persone sposate, il 95% credono nell’uguaglianza dei sessi e il 63% si considerano religiosi.
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